venerdì 26 dicembre 2014

Il "Patto" dello spaghetto al pomodoro

Da quando esiste il mondo si concludono "patti" tra Stati, mafiosi,  per i diritti degli uomini, sindacali e così via; tutti "patti" politici che cristallizzano accordi migliorativi affinchè le genti possano trarne il massimo vantaggio per se e per l'altrui esistenza.Infatti, senza rifare la storia dell'universo e giusto, per accennarne qualcuno, vi sono stati i Patti Lateranensi tra l'Italia e la Santa Sede del 1929, i "patti" sui diritti umani, recentemente il "patto" con Putin e la CEE, il "patto" del Nazareno tra Berlusconi e Renzi che ha fatto più scalpore di tutti perchè sottoscritto in modo extra istituzionale ma basato esclusivamente sul potere dell'uno e dell'altro. Chi voleva campare tranquillo e portare .acqua a sufficienza al proprio molino e chi non voleva uscire di scena e poter dire ancora la sua in maniera da illudere i sostenitori e conservarne quanti più possibile. 
Sulla scorta di ciò immaginiamo per un attimo (ogni allusione a persone e cose è puramente casuale) che anche a Raviscanina si sia sottoscritto un "patto" tra big (si fa per dire) sotto l'attenta regia del grande regista che ha sbagliato tutti i film che ha finora diretto e che ha mandato all'avanscoperta il garzone che lo rappresenta nella vita politica attuale. Immagiamo che la sottoscrizione del "patto" sia avvenuta in un noto ristorante cittadino, all'ora di pranzo, davanti ad un fumante piatto di spaghetti al pomodoro, alla luce del sole senza spostarsi fuori paese ma facendo guadagnare ai locali, giusto per dimostrare che non si aveva niente da nascondere, emulando le gesta di Berlusconi e Renzi che, il loro patto, lo avevano annunciato e condotto a termine, con le trombe egiziane all'intero popolo italico. In fondo hanno lavorato per il nostro benessere e vanno incoraggiati ed applauditi.
Proviamo così a sbobinare la registrazione che la cimice, posta sotto il tavolo, ci ha regalato. Per ragione di comodità, premesso che uno dei due protagonisti ricorre all'altro per farsi firmare spesso attestati di vita amministrativa che giustificano la sua assenza dal posto di lavoro, perchè non ha mai avuto voglia di lavorare e che quando ha, diciamo così, lavorato si è dedicato a disquisire di argomenti che nulla avevano a che fare con il servizio che avrebbe dovuto, invece, prestare. Chiameremo con + (più) il sottoscrittore di maggioranza e con - (meno) quello di minoranza, nel dialogo, appunto, appresso riportato:

Immaginate i due ad un angolo del ristorante con le teste appuzzate nei rispettivi piatti di spaghetti.
+  "Obbì, ih te dongo tutto; so nà brava prsona, quanno nà cosa 'a pozz' ffa' a' facciu, che me costa.
      Quann hai ncessità, mo' dici e ih to' firm.
-    ehhhmm (aveva appena ingoiato un boccone)
+   Ih, ho bisuogno che nun mè rai fastidio in cunsigliu. Lassa perde cu' rivluluziuziunare de Danny;
     chillu' vo' sulu ffa' annuina!
-    Cca' ggia' fa', aggia' rispetta' 'u ruolu; quacchè vota aggia pure partecipù, se no' se ne                       accorgiano.
+   O' sacciu, però cerca e' raffredda' 'o ragiunamento senno' facciu troppa brutta figura.E, po',    comme      t'aggiù ritto, ih nu  so' malamente; miettimmc r'accord pure pe' l'elezioni alla Regione   accussì              facimme  bella figura. Obbiri che haggiù raccumandatu figlitu alla regione pavè na   fatica sicura!
     Mo, chilli vonno i voti sennò nu dannu seguitu.
-    Certù, mica me pozzo confond cu Danny che votà pe cu trumbato ru cavaliere. Ih, chu a famiglia,      votu p'Alfano accussì verimmu cha si po' ffa'.
+   Bravu! Tu famme arrivà alla fin che nun me presento ah prossma vota e to' bire tu! Ce' miett                 qualcatra cosa e tie presienn 'o posto miu, pe' sinnch.
-    Na ggià parlà  cu' chill che sai tu, ca mò aggih trasut int a' famiglia e hamma sul allargà. Tu già '           'Ucciu  ca' sta cu tè. Amma' cunvinci chi sta a rav'e. A mugliera già sta cu' te!
+  Eh si; è l'unica maestra che m'appoggia! L'ath, so' tutta na' purcaria! 
-    Eh, matu pur sbagl' ae maetsr nun è puoi 'rrà semp 'ncap. Qualcch vot' fa fint' e nù verè.
Gnam, gnam.
E intanto, lo spaghetto al pomodoro, tra il rossore delle labbra era andato giù e ci apprestava a lavorare il secondo, il tutto condito da un rosso vinello che faceva salire la pressione ai protagonisti.

+  Allora? Comme' rimanimmo! Si d'accord' o no?
-  Cert' ca' so d'accord, chistat so tutti sciemi. E senno' ca' 'nci veniv.
+  Allora, vabbuo'; gliamm a fa stu consigliu e circammo e ci sbrigà!
-   Faccih chelle' ca' pozzo! Cerca e me capì....
(senza dire che lo stesso pasto l'aveva consumato, anni addietro, anche col predecessore , per poi blaterargli contro, alle due di notte, in piazza. ergendosi a paladino del nuovo).
E così, dopo aver innaffiato il lauto spaghetto al pomodoro con un abbocchevole amaro Lucano, i due, stringendosi la mano, si sono portati al secondo atto della giornata. 
Ognuno  a recitare la parte assegnatagli canticchiano la canzoncina che segue:.
"Oh come è bello far politica,
 come è bello! bello! Bello! Troppo bello!
Basta rimanere a galla
e avere voce in capitolo!
Viva la pappa, pa' col po, po, po pomodoro,
Viva la pappa, ppa, pa...con.......
I fessi coi fessi
E noi tra quelli che contano!
Viva la pappa, pappa, pa', col po' po' po'...modoro
Trallallero, trallalà
Trichballch, scetavaiass,
alla faccia de sto cazz'....

Ripeto. ogni riferimento a persone o cose e puramente casuale
Buon 2015, tra nuove tasse in arrivo ed il nuovo
Patto de "Gli spaghetti al pomodoro"

                                      Costantino De Cristofano


lunedì 8 dicembre 2014

Il mio presepe di quest'anno.....e i volti di Dio

Per sperare, ripartire e dare un senso alla vita fissiamo i cuori sulla tenue luce di quella stalla.

Quest'anno, il mio presepe è ancora vuoto. C'è il paesaggio, il fiume, il cielo e la grotta con la natività e nient'altro. Non ci sono pastori, zampognari,pecorelle, angeli. Solo il paesaggio e un ....Bambino con la sua famiglia......Un grande vuoto da riempire: troppo silenzio, troppa solitudine.... Mi piacerebbe che tutti i personaggi somigliassero a quel Bambino, che avessero il suo volto; ma non è facile scegliere: Dio ha miliardi di volti.....  volti  che hanno fame, che hanno sete, volti nudi, volti forestieri, volti malati, carcerati, privi di speranza. Una cosa è certa, i volti dei potenti, dei ruffiani, dei montati di testa .... non ce li metto nel mio presepe. Quelli non si metterebbero mai in cammino e, ,con il denaro che hanno, si sentono i più forti, ma so anche che non è il denaro il senso delle cose...Penso, rifletto....quindi, decido.
Nel mio presepe, quest'anno, ci metto il volto di chi ha fame, della mamma che porta i figli per la mano e che pensava di poter regalare loro un giochino per Natale o comprare un paio di scarpe particolari che aveva adocchiato da tempo e che, invece, per colpa di uomini, culturalmente inesistenti e con l'animo dell'orco cattivo,politicamente parlando, hanno fatto lievitare il costo dello scuolabus e della refezione scolastica alle stelle movimentando e sballando tutti i progetti immaginati.Uomini che a richieste d'aiuto, inviti a cercare risoluzioni, proposte concrete per debellare il problema hanno risposto, ghignando, che con il "danaro  spettante loro per l' indennità, non avrebbero consentito di aiutare a crescere i  figli degli altri" o, peggio ancora, "che non si poteva partecipare ad incontri chiarificatori, perchè si stava riposando".
Ci metto il volto dei giovani che non vedono una soluzione alle loro aspettative, al loro futuro, al loro inserimento nella società perchè, sempre le persone di cui prima, dopo aver presentato e ripresentato, fino alla noia, un programma elettorale che creava le premesse ad uno sviluppo immediato e comunque a medio termine, segnando una svolta nella vita cittadina rispetto al passato, hanno fatto la giravolta rimangiandosi il tutto e mettendosi al servizio dell'eminenza di turno.
Ci metto il volto  degli anziani che vivono senza alcuna assistenza e aspettative  sociali che, viceversa,vengono dirottate a quelli dei paesini ben amministrati e dolcemente compresi .
Ci metto il volto  delle famiglie che si apprestano ad affrontare le scadenze del 16 di dicembre, per le tasse  aumentate a dismisura in aggiunta  a quelle governative, quelle dei servizi locali, portate al massimo della loro esistenza.
Ci metto il volto dei malati che non si sentono protetti adeguatamente dalle istituzioni e che sanno a priori di tirar fuori dal classico mattone il danaro necessario, ammesso che lo abbiano, per affrontare le loro malattie e che vogliono, non rassegnandosi, a riempire il senso del tempo volgendo lo sguardo a  quel Bambino, per abbandonarsi tra le sue piccole braccia, per mettere nelle  Sue mani i loro mali.
Ci metto il volto delle persone di buona volontà che vogliono affrontare questi problemi dando una parte, di loro stessi, per risolverli.
Ora, guardo il mio presepe, ma mi accorgo che manca  ancora qualcosa: il volto degli angeli.
Non va bene il presepe senza angeli...E allora metto angeli veri: donne e uomini che danno da mangiare, da bere, che visitano, lottano per i diritti e la dignità. Quelli che amano, che curano le mense, che costruiscono pozzi e legami d'amicizia, quelli che portano coperte e pane sulle strade, i medici che lasciano i loro poliambulatori per curare i malati senza diritti e senza soldi, in ospedale, in guerra, quelli che amano la pace, che vivono con dignità e rispetto , quelli che non scendono a compromessi, che non si vendono per nessun piatto di lenticchie. Quelli che ci sono sempre....
                                                    Gli angeli!
Il mio presepe, ora, non è più vuoto e scopro che è bellissimo. E' pieno di umanità bella, di uomini, di donne, di bambini senza risposte e senza certezze; di una umanità provata ma viva che non può fare altro che abbandonarsi al mistero, cercare la Verità e la Vita nella luce di una scelta di una stalla, tenue ma molto più luminosa di ogni illusione umana e scaldarsi al fuoco della Speranza.
E' su quella  luce che, in questo Natale, dovremmo tutti fissare il nostro cuore.....per continuare a sperare, ripartire, dare un senso alla vita.
                                                     
                                                      Costantino De Cristofano