sabato 3 marzo 2018

Celestino V e il Castello di Ravecanina -1-

Inizio un lavoro importante che l'intera Regione Campania dovrebbe far proprio perchè al Papa del Gran Rifiuto si deve dare la giusta collocazione sotto il profilo della nascita. Troppe località rivendicano questo dato storico proprio perchè l'opera e l'insegnamento del personaggio è stata di grande rilevanza e di esempio di vita per il mondo intero e chi annovera tra i propri figli il seme della primogenitura dovrebbe lottare col coltello tra i denti per definirne i confini.
Da questo articolo riporterò l'opera dello storico avvocato Domenico Caiazza, per la maggioranza dei cittadini inedita, sperando di fare cosa gradita alle autorità politiche e religiose campane e raviscaninesi,, in particolare, sposandone definitivamente la lotta per poter dire ai quattro venti che Celestino V è nato nel Castrum Sancti Angeli di Ravecanina.(CDC)
Dal secondo volume de i Quaderni Campano- Sannitici dello storico Domenico Caiazza
                                   IL SEGRETO DI SAN PIETRO CELESTINO
L'unico Papa che nella millenaria storia della Chiesa abbia rinunziato alle chiavi di Pietro è personaggio famosissimo per la santa vita, nutrita di rinunzie, rigore, ascesi, costellata da miracoli, per l'inaspettata ascesa al Soglio che accese la speranza dell'avvento dell'Ecclesia spiritualis ed ancora di più per l'altrettanto inattesa rinuncia, alla quale seguirono l'avventurosa fuga sui monti d'Abruzzo e poi verso la Grecia, quindi la cattura, gli insulti, la prigionia a Fumone e infine la morte contornata dall'alone del martirio.
Una secolare tradizione di studi, rinverdita negli ultimi decenni dall'opera di A.Frugoni e P. Herde e dai notevoli convegni celestiniani dell'Aquila, la città che tiene viva e venera con le spoglie mortali la memoria del santo, ha indagato sulla sua spiritualità, sulle sue propensioni eremitiche e pauperistiche, sulla rivoluzionaria intuizione della Perdonanza, sulla sua attività di fondatore di un nuovo ramo dell'Ordine Benedettino.
Tuttavia da oltre sette secoli dura inviolato il mistero sulle sue origini: sono dubbi l'anno di nascita e il luogo della stessa , per la quale si sono formulate innumerevoli ipotesi, si ignora dove studiò e quale fu la sua formazione religiosa e culturale. Proprio la sua "indeterminatezza", secondo la Clara Gennaro, spinse a studiarlo il Furgoni, che ne delineò in modo magistrale vita ed opera e tuttavia non trovò le chiavi per penetrare il mistero delle sue origini.
Mistero, crediamo, in buona parte  intenzionalmente alimentato da Pietro che fu sempre volutamente vago sulle sue radici, salvo che per la memoria affettuosa della madre che favorì la sua vocazione, ma dalla quale presto dovette staccarsi per iniziare studi e vita monastica.
Probabilmente tacque, o sminuì,  le sue reali condizioni sociali per umiltà, per lo stesso motivo, ed anche per evitare le polemiche laceranti che normalmente seguivano l'abbandono di un abito monacale, tacque, imponendo forse anche il silenzio a coloro che sapevano, sul fatto che aveva studiato e pronunciato i voti in un ordine possidente, poi lasciato prima per desiderio della pace dell'eremo e poi per dare vita ad una nuova riforma della Regola Benedettina.
Fu infatti certo monaco benedettino, come afferma espressamente in una sua Bolla e tale lo dicono alcune fonti, ma su dove avesse compiuto il noviziato e preso l'abito già in antico si brancolava nel buio. Valga per tutte la testimonianza del suo biografo Lelio Marini, che fu Abate Generale della Congregazione Celestina, e quindi in grado di fare ricerche accurate, e che ciononostante nel 1630 doveva scrivere che "in tutto il corso della vita di lui non è cosa più oscura, che il tempo o l'anno nel quale egli entrasse nell'ordine di S. Benedetto, e dove, e quando si facesse la professione".
Chi conosce la questione delle origini di Pietro di Angelerio o meglio di Angelerio de Angeleriis sa bene che le ipotesi affastellatesi nel tempo, tanto numerose quando indimostrate e talora palesemente falsate, hanno dato vita ad un inestricabile ginepraio tale da superare persino i topici misteri del Medioevo, sia le reali incognite storiografiche  sia i problemi divenuti mitici e fantastici, come quello di Santo Graal o della sorte dei Templari.
Fu così che, praticamente senza speranze, cominciai ad esaminare la questione nell'ambito della ricerca sulla spiritualità tardo antica e medievale dell'Alta Terra di Lavoro per la quale hanno già visto la luce gli studi su  La Grotte di San Michele Arcangelo in Monte Melanico, riti preistorici e culto michaelico in Terra di Lavoro e le  Storie di Santi draghi e guerrieri ,mentre attendono la stampa le ricerche su  La Terra di Santa Maria in Cingla, le schede preparate per il Monasticon e l'edizione commentata dell'inventario dei beni dell'abbazia cistercense di Santa Maria della Ferrara dell'anno 1584. Man mano che mi inoltravo nel garbuglio di opinioni si aggiunse il fastidio, ma era doveroso indagare visto che alcune fonti lo dicevano nato in Terra di Lavoro, quella che da tanti anni investigo.
Infine stavo per abbandonare la ricerca e tuttavia, come accade spesso per i rompicapo, non  trovavo la soluzione ma neppure la determinazione per smettere di cercarla, e così ripartendo dalle fondi dopo alcuni anni di paziente studio sono pervenuto a risultati neppure ipotizzati quando mi prefissai di identificare semplicemente il Castrum Sancti Angeli di Terra di Lavoro  indicato chiaramente quale paese natale del santo da alcune fonti, importanti e di prima mano,  ma stranamente da nessuno utilizzate.
Credo ora sia definitivamente dimostrato che il santo non nacque nelle terre molisane che lo rivendicano, nè in Abruzzo nè in Puglia, ma in Terra di Lavoro, nel Castrum Sancti Angeli cognomento Rabicanum o di Ravec\anina, presso Alife.

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